La terapia aversiva è un tipo di trattamento comportamentale che utilizza stimoli spiacevoli o avversivi per disincentivare e ridurre comportamenti indesiderati o dannosi. Questo approccio si basa sul principio della condizionamento pavloviano, in cui un individuo impara ad associare una determinata risposta con un effetto avverso, portando infine alla soppressione di tale comportamento.
Nella terapia aversiva, lo stimolo avversivo può essere di natura fisica, come l'uso di farmaci che inducono nausea e vomito (conditioned aversion, o CA), oppure di natura sgradevole ma non dannosa, come il suono di un clacson o una luce intensa. Quando l'individuo mostra il comportamento indesiderato, viene immediatamente esposto allo stimolo avversivo. Con il tempo, la persona impara ad associare il comportamento con lo stimolo spiacevole e tenderà a ridurre o evitare del tutto tale comportamento per evitare la risposta avversiva.
È importante notare che l'uso della terapia aversiva è limitato a specifiche situazioni cliniche e deve essere somministrata sotto la supervisione di professionisti sanitari esperti e qualificati. L'efficacia di questo trattamento è stata dimostrata in alcuni contesti, come nel trattamento della dipendenza da sostanze o di comportamenti compulsivi, ma presenta anche potenziali rischi ed effetti collaterali negativi. Pertanto, la terapia aversiva dovrebbe essere utilizzata solo dopo aver considerato attentamente i benefici e i rischi e dopo aver esaurito altre opzioni di trattamento meno invasive.